27 Nov Omelia nel 30° anniversario della morte di Enrico Medi
Senigallia, 26 maggio 2004
1. Quello che abbiamo appena ascoltato nel Vangelo di Giovanni (17,11-19) è un brano del discorso di addio pronunciato da Gesù nel contesto dell’ultima cena, alla vigilia della sua passione. E’ un discorso che ha una forte carica emotiva, è un po’ come il testamento del Signore: le sue parole esprimono i suoi sentimenti più profondi, manifestano ciò che più gli sta a cuore.
Gesù prega il Padre perché i suoi discepoli, tutti coloro che crederanno in lui, siano uniti, formino una sola cosa. In particolare chiede al Padre che i suoi amici siano consacrati nella verità: “La tua parola è verità…; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità”.
2. Questa preghiera di Gesù si è realizzata nella vita di Enrico Medi, che stasera in questa Cattedrale ricordiamo nel 30° anniversario della sua morte. Il nostro servo di Dio ha effettivamente consacrato tutta la sua vita alla Verità: la ricerca della Verità e la comunicazione della Verità è la giusta chiave di lettura per comprendere la figura e l’opera di questo grande credente e scienziato, i cui resti mortali in attesa della risurrezione riposano a Belvedere Ostrense, nel territorio di questa stessa diocesi, che ne ha promosso la causa di beatificazione.
3. Come credente, Enrico Fermi ha cercato la verità, che in ultima analisi è Dio stesso rivelatosi nel Figlio Gesù Cristo, attraverso l’ascolto assiduo della parola di Dio, la riflessione sui grandi maestri cristiani, primo fra tutti San Tommaso d’Aquino, la preghiera semplice e prolungata. Ogni giorno si accostava alla Comunione eucaristica e Cristo, la verità incarnata, diventava l’Amico insostituibile, l’intimo della sua vita, la passione ardente della sua anima.
E’ così che la sua fede divenne granitica e contagiosa. Nelle sue relazioni con gli altri, ad ogni livello, non trascurava occasione per proclamare la verità della fede, anche rischiando sulla sua pelle. Quando parlava alle folle si trasfigurava: gli ascoltatori restavano incantati, avendo la chiara percezione che l’oratore era un vero innamorato di Dio, affascinato da Colui che è la verità assoluta e trascendente.
4. Come scienziato, Medi amava moltissimo la scienza. La ricerca scientifica era la sua passione.”Sono felice, diceva, di essermi dedicato a questo settore per conoscere e ammirare le meraviglie profuse da Dio nell’immensità del creato”. Peraltro aveva una capacità unica nel rendere accessibile e simpatica la scienza a tutti. La scienza sulle sue labbra irradiava luce. Indimenticabile è il commento che fece alla televisione illustrando lo storico evento dello sbarco del primo astronauta sulla Luna.
In tutta la sua attività di scienziato Medi ha dimostrato che non vi è opposizione tra scienza e fede: entrambi sono vie che conducono alla verità e la verità è unica. Ad una persona che un giorno gli domandò se esistesse un contrasto tra scienza e fede egli rispose: “E’ come se mi domandassi se c’è contrasto tra i piedi e la testa. I piedi camminano, la testa li guida nella strada da percorrere. I piedi sorreggono la testa e la testa guida nella luce il cammino dell’uomo”.
E’ dunque possibile conciliare, anzi integrare, scienza e fede: in questo la testimonianza di Medi, uomo di scienza e di fede, rappresenta un fulgido modello di vita cristiana pienamente realizzata; è peraltro un modello di grande attualità per quanto concerne l’impegno pastorale della chiesa italiana, che va sotto il nome di “progetto culturale”: è il progetto che tende a unire fede e ragione, vangelo e scienza, rivelazione divina e cultura onde superare quella frattura tra fede e vita che già Paolo VI indicava come il dramma più serio del nostro tempo.
5. Enrico Medi si addormentò nel Signore il 26 maggio 1974. Il giorno dei funerali, a Roma, la folla potè sentire in un brivido di emozione la registrazione dell’ultimo saluto del professore: “Così è la nostra vita, la vita nel cammino della Verità. Lavoriamo, cerchiamo, fatichiamo, versiamo lacrime, veniamo alla ricerca del Sole che chiamiamo Verità… Ad un certo momento il Sole folgoreggiante brucia, illuminando le nostre pupille. Con questa luce, con questa speranza e con questa attesa, amici, io vi saluto”.
A trent’anni di distanza dalla sua nascita al cielo, vogliamo ringraziare il Signore per averci dato nel Prof. Medi un esempio di cristiano autentico nel quale la fede e la vita sono talmente unite che si identificano. Preghiamo perché interceda per tutti noi. Preghiamo perché la Chiesa, cogliendo i segni della sua intercessione, possa ufficialmente riconoscerne la santità di vita, elevandolo agli onori degli altari. Saremmo particolarmente lieti e onorati se il suo nome venisse ad aggiungersi all’elenco dei Santi e dei Beati, l’ultimo dei quali in ordine di tempo è il Beato Pio IX, che la nostra Chiesa locale venera come modelli e intercessori, amici di Dio e nostri amici.